La maledizione della miniera di lacrime by Diego Cajelli

La maledizione della miniera di lacrime by Diego Cajelli

autore:Diego Cajelli [Cajelli, Diego]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-02-26T12:00:00+00:00


23

Black Bill aveva seguito il Duca e Sette Inferni per un lungo sopralluogo nella miniera. Il pirata era riuscito a nascondere il suo disprezzo, non lasciando trasparire in alcun modo quanto odiasse ciò che stava vedendo. Era convinto, a ragione, che se quei due avessero colto il suo reale stato d’animo l’avrebbero ucciso seduta stante.

Camminando nelle gallerie, incrociò diversi di quei ragazzini tenuti prigionieri, li vide tenere in mano con difficoltà i picconi e le pale, trattati come schiavi dai sorveglianti della cosiddetta Tribù Perduta. A Black Bill non importava della miniera o di cosa il Duca avesse intenzione di fare con il suo oro, per lui poteva anche mandarlo sulla Luna, non era quello il punto. Il pirata non tollerava che dei ragazzini fossero privati della loro libertà e costretti a lavorare per un padrone, esattamente come era capitato a lui anni prima.

Non gli piaceva per niente quello che vedeva. D’altro canto, però, voleva trarre un vantaggio personale da quella situazione. Il piano del Duca era molto interessante, ma Black Bill non avrebbe mai legato il suo destino a un uomo simile, di cui non si fidava affatto.

Era sicuro che, arrivati a un certo punto, quella miniera piena d’oro avrebbe avuto un padrone soltanto: lord Hannibal Hastings, duca di Braxton. Lo sapeva perché era esattamente quello che avrebbe fatto lui.

Lo portarono in una camera sotterranea, dalla quale si diramavano altre gallerie più piccole. In quell’ambiente, illuminato dalle lanterne, Black Bill notò quattro bauli impilati accanto a una parete. Erano grossi, massicci, rinforzati e chiusi con pesanti catene, e il pirata dedusse che potevano contenere solo una cosa: oro.

Il Duca aveva già raccontato a Black Bill che l’oro portato nella miniera era frutto di scorribande, ma rimaneva un’altra questione da chiarire e riguardava le armi che avevano sottratto alla Hamilton. Erano tante, troppe: si trattava di un arsenale per un esercito regolare, e per quanto fosse ambizioso il Duca, non era pensabile nemmeno per lui reclutare e armare mille uomini.

Più sgherri si hanno, più aumenta il rischio di tradimenti o di rivolte, perché si ha sempre a che fare con dei tagliagole prezzolati, pronti a qualsiasi cosa. I sottoposti dovevano essere pochi e soprattutto fidati. Questo Black Bill lo sapeva benissimo, e se lo sapeva lui, lo sapeva senz’altro anche il Duca.

A cosa servivano tutte quelle armi, allora?

Potevano essere vendute, certo, ma i moschetti e la polvere da sparo erano una merce ingombrante, delicata, i fucili potevano rompersi e la polvere bagnarsi. Perché allora mettere in piedi un traffico complicato come quello, quando l’oro garantiva guadagni più alti e con molti meno grattacapi?

Uscirono dalla miniera che il sole era tramontato da un pezzo e le torce illuminavano il piazzale.

I tre rientrarono nella baracca, dove la tavola era stata imbandita per la cena. Si trattava di un banchetto in piena regola, con vassoi zeppi di cacciagione, frutta, pagnotte fresche e botti di vino.

Il pirata non aveva voglia di mangiare, ma si sedette comunque.

«Toglimi una curiosità, Black Bill» disse il Duca mettendosi



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